Arilla

7. La grande montagna, parte1
Arilla aprì lo zaino che la nonna le aveva dato e vi mise una mano dentro. Prima che potesse afferrare qualcosa lo zaino cominciò ad allargarsi, e sempre più grande divenne una piccola casa.
Era perfetta per dov’erano perché si allargò tutto intorno e non molto in altezza. C’era una piccola porta rossa fatta a forma di cuore che si aprì immediatamente.
Entrarono, era carina, un camino era già acceso e un fuoco scoppiettante riscaldava il salotto.
C’era una piccola cucina piena di cose da mangiare e qualcosa già preparato dalla nonna.
“Wow! Bellissimo!” esclamò Arilla. Gli altri non riuscivano neanche ad aprire la bocca dalla sorpresa. Ma erano così stanchi che si buttarono sul divano e sulle poltrone.
Dopo un poco Fragola semplicemente sbottò  “Oh nooooo, sono troppo affamata! Mangiamo qualcosa!”
E nello stesso momento il tavolo già apparecchiato che era in cucina fluttuò fino in mezzo a loro.
Mangiarono un sacco e dopo qualche minuto i loro piatti erano luccicanti e loro pieni e felici.
“Sapete di cosa avrei bisogno davvero ora?” chiese Arilla stiracchiandosi “Un letto soffice e riposare!”
“Sì, sono d’accordo con te!” disse Pesca.
“E tu Naoki calmati!” disse Fragola. Naoki era nervoso e ansioso.
“Qualsiasi cosa tu debba fare, può aspettare per poche ore in più!” Naoki si chiuse su sé stesso nella poltrona con una faccia lunga.
“Non vuoi dirci proprio che cosa è successo, vero?” provò di nuovo Ribes. Naoki scosse la testa.
Si sistemarono sul divano e sui cuscini e puff che erano attorno a loro. Si addormentarono immediatamente.
Dopo poche ore Arilla si svegliò con l’odore di caffè al corallo bianco.
“Hei ragazzi, la colazione è pronta! Guardate!” e corse al tavolo che ora era in cucina di nuovo. Tutti un poco alla volta si svegliarono e mezzi addormentati raggiunsero la cucina. Fecero colazione in silenzio, persino Fragola! Quando finirono pulirono tutto e si prepararono per continuare il viaggio.
“Ok, ora, qualcuno di voi sa come si chiude?” chiese Arilla.
Nessuno rispose, era chiaro che quello non era un oggetto comune neanche per gli abitanti del mondo sottomarino.
Dopo aver cercato invano per tutta la casa una cordicella o un interruttore per riportare lo zaino alle dimensioni originali, decisero di guardare all’esterno sulle mura, ma non trovarono nulla.
Arilla fu l’ultima ad uscire. Quando chiuse la porta videro la casa semplicemente restringersi e tornare alla grandezza e forma dello zaino. Senza perdere tempo Arilla lo chiuse e se lo rimise sulle spalle.
“Oh wow, la nonna è un genio!” esclamò.
Partirono sentendo che l’acqua era piacevolmente tiepida.
Il bosco tuttavia era ancora scuro e quindi continuarono a seguire il bagliore dorato di Naoki.
Dopo quelle che potevano essere un paio d’ore videro a distanza dei cespugli carichi di frutta. Quando corsero lì scoprirono che erano i frutti mutagusto.
“Oh, questi li conosco! Paulien me ne ha dato uno quando sono arrivata! Era così buono di sapore e anche carino da vedere!” esclamò Arilla.
Ne mangiarono molti ma decisero anche di portarne qualcuno con loro. Misero le piccole palline rosse in una tasca laterale dello zaino e scoprirono che scomparivano alla vista come se fossero inghiottiti dalla tasca stessa. Mentre mangiavano e raccoglievano frutti, realizzarono che non lontano c’era una specie di muro mezzo nascosto da una lieve nebbia.
“Oh forse siamo alla montagna!” disse Arilla “Ok, andiamo lì e vediamo se la possiamo scalare”
Quando arrivarono lì realizzarono che Naoki aveva ragione: ovunque c’erano coralli appuntiti e alghe. Inoltre, la parete era completamente liscia, così non potevano aggrapparsi a nulla per scalarla.
“Beh, potremmo nuotare e provare a passare da sopra!” suggerì Fragola.
“Sì, potrebbe essere un’idea” ammise Pesca.
“Ma non ha senso!” disse Ribes “Se questa è veramente una prova per noi, superare la montagna da sopra è troppo facile!”
“Beh, ci provo lo stesso!” Fragola cominciò a nuotare verso la cima.
“Vado con lei!” disse Naoki.
“Perché corrono invece di pensare?” chiese Ribes.
“Beh non è che ci sia molto pensare, oserei dire…” disse Pesca.
“Penso tu abbia ragione” disse Arilla e si sedette a terra con la faccia tra le mani fissando nel nulla.
“Oh, andiamo ragazze! Avete già perso la determinazione?” chiese Ribes.
“Che cosa pensi possiamo fare?” chiese Arilla.
“Anche guardarsi attorno va bene, no tesoro? Ma non arrenderti mai e poi mai se non hai provato prima!”
“Immagino tu abbia ragione” disse Arilla e si alzò di nuovo.


6. Naoki, parte2
Arilla, Ribes e Pesca quindi salutarono e si diressero verso il sentiero lasciando Fragola e il cavalluccio da soli. Loro si guardarono negli occhi e realizzarono che erano spaventati. Il posto sembrava più scuro e più spaventoso, così corsero dietro agli altri urlando “Aspettate, aspettate, veniamo anche noi!” e risero tutti assieme.
La decisione era presa. Tutti sapevano che da quel punto in poi sarebbe stato difficile e duro ma non gli importava. Erano assieme.
Questo era forse un altro insegnamento che la nonna voleva darle. Non si può fare tutto da soli ogni volta. È giusto prendere le proprie decisioni ma poi è possibile che si abbia bisogno di aiuto. E se se ne ha, basta chiederlo ai propri amici. Arilla era sollevata nel sapere che le ragazze sarebbero andate con lei, anche se era convinta a farlo anche da sola, se necessario.
Il sentiero era sempre più scuro mano a mano che si inoltravano. Ora le fronde erano fatte di alghe e corallo. Il bagliore delle tre sorelle non era sufficiente neanche per vedere qualche passo avanti. Provarono persino a nuotare anche più vicine di prima ma era inutile. Pesca provò a far arrabbiare Fragola, non un compito davvero difficile, ma neanche il suo fulgore rosso brillante era utile! Si guardarono attorno per vedere se potessero trovare dell’infuso aureo, ma sembrava non ci fosse nulla per miglia attorno a loro.
“Beh, immagino che da ora in poi utilizzeremo lo zaino della nonna!” disse Arilla.
“Penso di sì” disse Ribes.
“Oh no, mi piacerebbe sapere che cosa faremo una volta che avremo finito le provviste!” disse Fragola.
“Beh ci penseremo poi! Speriamo piuttosto di trovare qualcosa dall’altra parte della montagna!” disse Pesca.
“Quanto pensi che ci vorrà per andare dall’altra parte?” chiese il cavalluccio marino. Le ragazze lo guardarono come se si fossero dimenticate di avere un’altra persona nel gruppo.
“Sei di fretta?” chiese Arilla.
“Più o meno…” rispose.
“Beh lo sapremo quando saremo ai piedi della montagna” disse Ribes.
“Perché sei di fretta?” chiese Fragola nuotando curiosa vicino alla sua faccia.
“Non te lo posso dire!” rispose imbarazzato. Girò la faccia lontana dalla sua. Sembrava anche ferito.
Ma esattamente nello stesso istante Arilla corse verso di lui come se avesse visto qualcosa di strano.
“Hei che diavolo fai?” chiese il cavalluccio cercando di scansare Arilla e il suo fazzoletto.
“Stai zitto e fermo!” disse Arilla pulendolo.
Mentre passava sulla sua pelle, cominciò a brillare una specie di luce. Luce dorata.
“Wow Arilla, sei un genio! Come hai fatto a pensarci?” chiese Fragola.
“Beh, ho visto qualcosa luccicare quando era imbarazzato, ho pensato che pulirlo avrebbe aiutato” spiegò.
“Oh, ero così concentrato nei miei affari che non ci ho neanche pensato!” disse il cavalluccio apparendo dispiaciuto.
“Non ti preoccupare!” disse Ribes.
“Beh, se non vuoi dirmi che cosa ci fai qui, puoi almeno dirci il tuo nome?” chiese Pesca.
“Oh, sì che maleducato. Ho colto i vostri nomi ascoltando la conversazione ma non vi ho detto il mio. Mi chiamo Naoki”
“Oh che nome simpatico!” disse Arilla.
Dopo la pulizia il suo bagliore diede una tale luce che si poteva vedere molto meglio, non solo il sentiero ma anche un po’ intorno. Ripartirono di nuovo sentendosi più sicuri. Il bosco sembrava calmo e iniziarono persino a giocare ad un gioco: dovevano indovinare delle forme all’interno dei tronchi d’albero. Il vincitore guidava il gruppo per un po’.
A questo punto, chiusi nel bosco, non potevano dire che ora del giorno fosse.  Sentirono giusto un piccolo cambiamento nella temperatura dell’acqua così pensarono che fosse già notte.
Avevano fame ed erano anche stanchi, così decisero di accamparsi per qualche ora.
6. Naoki, parte1
Si fermarono esattamente al centro del bivio guardandosi attorno. Pesca e Fragola nuotarono ognuna verso un sentiero
“Oh questo è ancora rosso!” disse Fragola
“Anche questo!” disse Pesca delusa.
“E adesso?” chiese Arilla
“Penso che tu debba scegliere tesoro!” disse Ribes
“Perché io?” chiese Arilla.
“Perché noi ti accompagniamo! Ma questo è il tuo viaggio, ho paura sia tu a dover decidere” e sorrise.
Arilla si sedette a terra e cominciò a pensare fissando i due sentieri, esaminandoli, cercando di cogliere ogni più piccola differenza. Sembravano assolutamente identici.
Dopo un po’ sentirono uno strano rumore provenire dal sentiero di destra. Si alzarono spaventate e si abbracciarono tutte assieme. Dopo pochi secondi videro un enorme cavalluccio marino provenire da quella direzione. Era davvero stanco e sembrava anche preoccupato. In effetti non sembrava affatto pericoloso!
“Ciao signor cavalluccio marino!” disse Arilla lasciando le sorelle. Non si sentiva preoccupata, piuttosto curiosa.
“Ciao Bambina” rispose il cavalluccio.
“Ciao!” dissero in coro le tre sorelle.
“Salve a tutte, signore! Che cosa state facendo a questo bivio?” chiese il cavalluccio, anche se sembrava abbastanza sicuro della risposta.
“Dobbiamo decidere dove andare. Quale sentiero dovremmo seguire?” rispose Arilla “Stiamo andando alla Terra dei Morti”
“Dove? Ma siete matte?” chiese il cavalluccio allarmato.
“Perché?”
“È una terra triste e piena di malattie. Perché delle signorine così carine vogliono andare lì?”
“Devo trovare mia madre e dirle che le voglio bene. Mi sono rifiutata di dirle addio quando se n’è andata. E loro sono con me!”
“Capisco” disse il cavalluccio. Divenne triste all’improvviso.
“Puoi dirmi, signor cavalluccio, che cosa c’è nel sentiero dal quale vieni?” chiese Arilla.
“Beh è un lungo sentiero, davvero lungo, che non finisce mai, in effetti sembra che vada avanti in cerchio! Non so neanche come io sia riuscito a tornare indietro!”
“Capisco. E non sai per caso dove porti l’altro sentiero?”
“Beh, quello è ancora peggio! Alla fine c’è una montagna enorme, coperta da coralli appuntiti e alghe. Sembra impossibile da scalare o anche da trovare un passaggio per attraversarla. Se fossi in te tenterei con questo sentiero!” disse puntando la direzione da cui veniva “Almeno è più facile!”
“Oh grazie mille per il tua aiuto signor cavalluccio” disse Arilla “Ora so dove andare!”
Le tre sorelle si erano già avviate verso il sentiero di destra senza chiedere nulla.
“No, ragazze, da questa parte!” disse Arilla puntando quell’altro.
“Che?” chiese Fragola.
“Sì, ho già deciso!”
“Ma perché? Non hai sentito che cosa ti ha detto?” chiese puntando il cavalluccio marino.
“Sì! Ed è per questo che ho deciso per quell’altro! Quindi, venite con me ragazze o no?” chiese Arilla.
“Non sono matta Arilla!” sbottò Fragola.
“Come vuoi” rispose Arilla e si diresse verso il sentiero di sinistra.
“Arilla, scusa” disse Ribes “Esattamente, perché hai deciso per  quello?” non si mosse dalla sua posizione. Nessuna delle sue sorelle si mosse, né lo fece il cavalluccio.
“Per quello che ha detto la nonna prima che lasciassimo la casa. Mi ha detto che crescere significa fare delle scelte anche se non è facile e se è doloroso. Così se ci ha detto di seguire questo percorso c’è di sicuro una ragione! È buona e intelligente e ci tiene a noi, così credo che sapesse che avremmo trovato questo bivio!”
“Quindi?” chiese Pesca.
“Quindi, ho pensato che sono stanca di scappare. È il momento di crescere e assumermi le mie responsabilità!”
Ci fu un momento di generale sorpresa e poi Ribes parlò.
“Ok, Arilla, hai ragione! Andiamo di là!”
“Ma sei matta Ribes?” urlò Fragola.
“No, Fragola, ma puoi prendere l’altro sentiero se vuoi, con il Signor cavalluccio! Io vado con Arilla. E tu Pesca, che mi dici?” chiese all’altra sorella.
“Beh….forse” stava pensando, e dopo pochi secondi “Ok, verrò con voi ragazze” disse alla fine.
5. Il Sentiero Rosso. Parte 2
Erano tutte d’accordo e dopo un poco partirono nuovamente. Ormai il bagliore dorato di Arilla era scomparso, quindi l’unica luce era data dal fioco bagliore colorato delle tre sorelle. Era appena sufficiente per vedere il sentiero rosso. Volarono vicino il suolo per fare luccicare il corallo.
“Questo bosco è spaventoso al momento!” disse Arilla rabbrividendo.
“Te l’ho detto tesoro! Prima era più facile con il tuo bagliore dorato ma ora bisogna stare attente!” disse Pesca.
“Perché?” chiese Arilla.
“A causa degli enormi squali che vivono qui! Di solito gironzolano per questo bosco per trovare delle buone e succose ragazzine come te!” disse ridendo Fragola apparendo da dietro la schiena di Arilla e facendola saltare dallo spavento!
“Fragola, non è divertente!” urlò Ribes “Non è vero tesoro, ma dobbiamo fare attenzione comunque!”
Continuarono a camminare. Arilla non sapeva quante ore erano passate da quando avevano lasciato la casa ma notava che l’acqua stava diventando più fredda. Pensò che forse, sulla superficie il giorno stesse giungendo alla fine.
“Per quanto dovremo stare qui? Dov’è la fine di questo bosco? Fa freddo!” disse Arilla, ora visibilmente preoccupata.
“Non ti preoccupare tesoro, non penso ci vorrà molto!” disse Ribes di nuovo vicino alla sua spalla.
“Oh andiamo!” esclamò Fragola “Non lo sai neanche tu! Non siamo mai state qui neanche noi!”
Pesca mise immediatamente la mano sulla bocca di sua sorella e la guardò male per farla stare zitta!
Arilla cominciò a piangere disperata e fu dopo un po’ che Pesca e Ribes riuscirono a calmarla.
“Fragola ha detto la verità, Arilla” disse Pesca “Ma questo non vuol dire che ci siamo perse. Seguiremo il sentiero rosso come ci ha detto la nonna e tutto andrà bene!”
“Ok, mi dispiace tanto ragazze di causarvi tutti questi problemi” ammise Arilla “Forse sono solo una ragazzina viziata! La nonna ha ragione, devo crescere” disse sedendosi a terra, non sicura di che pensare.
“Sei una bambina” disse gentilmente Ribes “E devi solo crescere un po’, ma è un percorso naturale. Non puoi pretendere di farlo in un paio di giorni!”
“Oh sì, è già due giorni che siamo qui e non ho la più pallida idea di dove stiamo andando, ci siamo perse e nessuno ci troverà di nuovo! E staremo qui per sempre senza speranza di tornare a casa!” Arilla piangeva di nuovo spaventata.
“ZITTA E CALMATI! PICCOLA BAMBINA VIZIATA!” urlò Fragola all’improvviso diventando rosso fuoco, volavano persino delle scintille qua e là. Sembrava un piccolo falò. Funzionò ad ogni modo!
Arilla si pietrificò sul posto, guardò la piccola fatina sorpresa e dopo un po’, inaspettatamente, sotto lo sguardo preoccupato di Pesca e Ribes, cominciò a ridere seguita dalle altre.
“Scusate di nuovo, ragazze” disse Arilla, arrossendo questa volta “Ho sempre perso la speranza alla prima difficoltà” si guardò attorno e vide lo sguardo attonito e inquieto delle sue amiche e capì che le stava facendo preoccupare troppo.
“Ok, andiamo avanti!” disse Arilla con una risolutezza che non sapeva di avere. Si alzò e cominciò a camminare.
“Buona idea! Sapevo che da qualche parte  c’era una ragazza saggia e simpatica!” disse Fragola e andò a sedersi sulla spalla di Arilla.
Le altre due guardando incredule la strana scenetta che si era svolta davanti ai loro occhi, decisero che era meglio seguire scuotendo la testa.
Camminarono seguendo il sentiero rosso per altre poche ore fino a che non arrivarono ad un bivio.

5. Il Sentiero Rosso. Parte 1
Le ragazze si svegliarono presto quella mattina, fecero colazione e si prepararono ad andare.
“Hei tesoro, ho preparato qualcosa per il viaggio!” disse la nonna dando ad Arilla uno zaino blu.
“Grazie mille, nonna!” disse Arilla e la abbracciò.
Arilla si mise in spalla lo zaino e con le sue amiche lasciò la casa dalla porta sul retro dove un sentiero rosso, fatto con polvere di corallo, conduceva ad un bosco lontano.
“Seguite semplicemente il sentiero rosso ragazze! Vi metterà sulla giusta strada per arrivare alla Terra dei Morti!” disse la nonna.
Partirono, Arilla non senza una certa ansia. Adorava le tre sorelle ma era più forte di lei. Si sentiva così protetta con la nonna che era tentata di correre indietro. Realizzò, tuttavia, che questo era forse quello che la nonna intendeva con il dover fare scelte e crescere.
La mattina era splendente e dei raggi di sole filtravano attraverso l’acqua rendendola tiepida.
Arilla si guardò attorno, era pieno di campi colorati tutti divisi da cespugli di alghe e staccionate fatte di corallo.
“Non ho mai visto così tanti fiori di tanti diversi colori e forme!” esclamò Arilla.
“Non sono solo fiori!” disse Pesca.
“Ah no?”
“No, ci sono anche piante che danno cibi e bevande!”
“Davvero?”
“Sì!” disse Fragola “Aspetta qui!” e nuotò via, ritornando poco dopo portando qualcosa troppo grande per lei.
“Aiuto ragazze! È un po’ pesante” e immediatamente le sue sorelle andarono in aiuto. Portarono quello che dopo si rivelò essere un fiore lilla fatto a forma di tazza da tè con un piccolo piattino e pieno di un fragrante e fumante liquido dorato.
“Wow! Che cos’è!?” chiese Arilla stendendo le mani per riceverlo.
“Si chiama infuso aureo!” spiegò Fragola “Provalo!” Arilla fece quello che le era stato detto.
“Oh è molto buono!” disse contenta. Solo dopo un poco realizzò che stava brillando di una luce dorata “Oh, no! Che cosa mi è successo?”
“Ahahahaha, stai risplendendo di luce dorata! Questo è l’effetto collaterale dell’infuso!” rise Fragola “Molto utile durante la notte! Credimi!”
Arilla era troppo confusa per parlare.
“Beh considerato che stiamo entrando in quel bosco, può solo essere d’aiuto” disse Ribes e risero tutte assieme. Infatti il bosco che videro in distanza non era lontano da loro. Sembrava estendersi per molti acri sui due lati e in avanti.
“Quanto dura l’effetto?” chiese Arilla.
“Beh dipende dalla quantità che hai assunto, ma di solito poche ore!” spiegò Pesca e continuarono ad andare avanti.
Dopo un paio d’ore arrivarono al bosco e cominciarono a camminare attraverso gli alberi continuando a seguire il sentiero rosso.
Arilla notò che ciò che chiamavano alberi erano tutti coralli di un acceso color blu. Sui rami c’erano un sacco di stelle marine verde smeraldo che formavano una gigantesca fronda in movimento.
“Wow, non ho mai visto così tante stelle marine tutte assieme!” esclamò Arilla.
“Sono ancora in addestramento però!” disse l’interprete sul suo orecchio destro “Non sono ancora pronte per essere interpreti. Vedi? Sono verdi, il che vuol dire che sono ancora acerbe!”
“Oh capisco….e perché sono qui?” Arilla chiese curiosa adesso.
“Beh” disse quella sul suo orecchio sinistro “In questo bosco ci sono un sacco di visitatori. E loro possono ascoltarli parlare e praticare fino a che non diventano rosse o rosa, il che vuol dire che sono pronte per lavorare come interpreti!”
Arilla trovò questa cosa molto interessante e continuò a fissare le stelle marine. Il bosco era buio ma il suo riflesso dorato era abbastanza per vedere il sentiero che stavano seguendo. Dopo un altro paio d’ore cominciò a sentire fame e disse
“Perché non ci fermiamo qui e mangiamo qualcosa?”
“Buona idea!” disse Fragola.
Arilla prese lo zaino e cominciò ad aprirlo per prendere le provviste che la nonna aveva preparato per loro.
“No, aspetta” disse Pesca.
“Perché?”
“Prenderò qualcosa di buono per te! Ragazze, una mano per favore!” e nuotarono all’interno delle fronde. Arilla si spostò per vedere che cosa stavano facendo e le vide prendere un involucro di alghe attaccato ad un ramo e portarlo giù.
“Che cos’è?”
“Onestamente non lo so” ammise Pesca “Cambia ogni volta! Aprilo!” Arilla fece quello che le era stato detto e aprì il piccolo pacco. Dentro c’erano un piccolo boccio rotondo che sembrava pieno di liquido, una cannuccia, due crocchette e un panino.
“Wow!” esclamò Arilla “Ma come funziona ora? Voglio dire perché c’è una cannuccia?”
“Devi bere il succo che c’è nel boccio” spiegò Fragola come se fosse ovvio.
“E di cosa sono fatti il panino e le crocchette?” chiese di nuovo Arilla.
“Beh dipende…” cominciò a spiegare Pesca.
“Semplicemente mangia! Non fare così tante domande ogni volta! Osa!” disse Fragola.
Arilla fu presa alla sprovvista, ma poi cominciò a mangiare di gusto. Nel frattempo le tre sorelle ritornarono nelle fronde di un altro albero e tornarono con dei piccoli pacchetti di alghe. Si sedettero su una radice vicino ad Arilla.
“Misura fatina!” spiegò semplicemente Ribes.
All’interno dei loro pacchetti avevano più o meno le sue stesse cose con l’eccezione di Ribes che aveva una fetta di torta al posto delle crocchette.
“Oh dimmi che questa è la torta al cioccolato e bacche del mare ghiacciato!” e le diede un morso “Sì, sì, lo è…allora sarai l’ultima!” disse, parlando con la fetta di torta.
“Ribes è davvero golosa, e questa è la sua torta preferita!” disse Fragola ridendo.
Arilla, più rilassata, cominciò a consumare il suo pasto. Non riconobbe tutti i sapori ma pensò che il suo pranzo fosse davvero gustoso. Pesca e Fragola ne assaggiarono un po’ così alla fine seppe che cosa conteneva.
Il boccio era pieno di succo di rosa degli abissi, le crocchette erano fatte con mais oceanico e il panino era di pane di alghe bianche ripieno con carne di gambero pecora e lattuga dei mari del sud.
“Magnifico! Non ho mai mangiato nulla del genere!” esclamò Arilla.
“Allora, ragazze, immagino che siamo pronte per andare di nuovo!” disse Pesca.
4. Nuovi amici, Parte2
“Buon giorno nonna!” disse.
“Buon giorno tesoro! Vieni, c’è del caffè alle alghe per te e anche una torta appena sfornata!”
Arilla corse verso il tavolo sentendosi veramente affamata. Mangiò due fette di torta. Solo dopo un poco realizzò che Pesca, Fragola e Ribes stavano mangiando sul tavolo.
“Buon giorno ragazze!” disse Arilla
“Ciao Arilla! ‘Giorno!” risposero in coro le tre sorelle.
“Oh Arilla, così hai incontrato le mie altre ospiti?” chiese la nonna sorridendo dato che conosceva già la risposta “Non ti ho detto nulla per non rovinare la sorpresa!”
“Sì, e sono davvero simpatiche! Mi hanno detto che verranno con me!”
“Oh davvero?!” esclamò la nonna divertita “Penso che sia una grande idea, così non ti sentirai sola!”
“Sì, sono contentissima per questo infatti!” disse grata. Esattamente in quel momento sentirono un “A-hem”. Erano le due stelle marine che si sentivano un po’ offese.
“Oh no, no, non vi preoccupate, siete così utili! Non potrei fare nulla senza di voi” e toccò le due morbide stelle sulle sue orecchie. Le sentì molto più soddisfatte.
Dopo colazione Arilla decise di rimanere un altro giorno perché stava bene in quella casa. Era anche curiosa di dare un’occhiata alla casa della nonna.
Ci volle tutto il giorno per vederla tutta. C’erano 15 stanze da letto,ognuna decorata in un diverso stile e colore. C’era una stanza enorme utilizzata come guardaroba. Una stanza usata come sala giochi, una come sala da tè e anche un piccolo teatro. La nonna disse che amava invitare attori che recitassero per lei, almeno una volta alla settimana.
“Amo avere delle persone intorno!” spiegò.
“Oh ma pensavo che fossi sola!” disse Arilla.
“Sì, l’ho detto. È solo che Paulien mi manca così tanto! Viveva qui con me una volta, quando era piccolo, ma ora è adulto…è così che la vita cambia!” sospirò.
“Non mi piacciono i cambiamenti!” protestò Arilla.
“Beh, tesoro, è così che funziona la vita. Anche se non ti piacciono avverranno ugualmente”
“Come è successo con mia mamma?”
“Sì tesoro, come quello”
“Quindi non posso fare nulla per cambiare gli eventi”
“A volte puoi, a volte non puoi. A volte puoi riparare ad egli errori che hai fatto e altre volte no. È così la vita! Questo è quello che vuol dire crescere!”
“Allora non voglio crescere!” decise Arilla.
“Sono spiacente tesoro, ma è inevitabile. Ma quello che puoi fare è dare il meglio in ogni situazione” abbracciò Arilla e continuò “E sfortunatamente a volte capita che non ci sia nulla che tu possa fare!”
“Ma questo è tristissimo…” disse Arilla e cominciò a piangere.
“Su, su tesoro” disse la nonna trascinandola via “Ti andrebbe un po’ della mia speciale cioccolata calda?”
“Sì, per favore!” rispose asciugandosi gli occhi. Andarono verso la cucina e Arilla ricevette una tazza di cioccolata così dolce e così buona che si sentì subito meglio.
Le tre sorelle bevvero da tre piccole tazze allo stesso tempo.
“Wow, nonna, la tua cioccolata è la migliore che io abbia mai provato in vita mia!” esclamò Arilla chiedendone una seconda tazza “Anche se il colore rosso all’inizio mi aveva spiazzato!”
“Non guardare mai solo all’apparenza, tesoro!” disse la nonna.
Passarono il resto del pomeriggio in cucina, le ragazze bevendo la loro cioccolata e la nonna cucinando la cena.
Parlarono di un sacco di cose, la nonna era una fantastica e saggia ascoltatrice. E i suoi sapienti consigli toccarono nel profondo la nostra piccola principessa.
Dopo che ebbero finito il pasto Arilla disse
“Nonna, mi dispiace dirti questo ma ho deciso di partire domani mattina”
“Molto bene tesoro” disse sorridendo “È sempre triste salutarsi, ma so che lo devi fare!”
Passarono il resto della sera giocando nella sala giochi e guardando ritratti vicino al camino.
Poi Arilla e le tre sorelle andarono a letto. Arilla si sentiva bene, amata e felice. Ora che era abituata a cose differenti trovò piacevole la ninna nanna che l’ostrica le stava cantando.

4. Nuovi amici, Parte1
Quando entrarono nella stanza Arilla rimase ammaliata. Non ne aveva vista una così carina prima! Era piccola ma molto comoda. La luce soffusa le permetteva di vedere che cosa c’era attorno.
Sembrava che qualcuno avesse scavato l’intera stanza in una caverna naturale, infatti la superficie era irregolare. Ma era anche brillante come se fosse piena di gioielli incastonati nella roccia.
Erano luccicanti poiché reagivano con la luce che veniva dalla lampada sul comodino.
La lampada era composta da delle alghe piantate dentro una conchiglia e la luce che veniva fuori cambiava continuamente colore: azzurro, rosa e arancione.
“Wow che cos’è quella luce, nonna?”
“Vai a dare un’occhiata! Questa stanza sarà tua fino a che resterai qui! Ci vediamo domattina! Buona notte tesoro!” disse la nonna e chiuse la porta. Arilla era così curiosa ed eccitata che non era stanca affatto. Corse al comodino e allargando le alghe diede un’occhiata all’interno.
C’erano tre piccole sirene con delle ali di farfalla sulla schiena e piccole antenne sulla testa. Brillavano di colori diversi.
“Ciao!” dissero tutte insieme quando videro la faccia di Arilla.
“Ciao! Chi siete?” chiese curiosa Arilla.
“Siamo fatine del mare!” rispose quella blu “Il mio nome è Ribes!”
“Io sono Pesca” disse quella arancione.
“E io sono Fragola!” disse quella rosso chiaro.
“Incredibile, ma avete il nome di frutti!” esclamò Arilla sorpresa.
“Oh, sì, i nostri genitori sono davvero ossessionati con i vegetali e frutti umani!” disse Pesca.
“E tu chi sei?” chiese Fragola.
“Mi chiamo Arilla e sono la più giovane principessa di Mories!” rispose Arilla.
“E che cosa ci fai qui?” chiese Ribes.
“Beh..mia mamma è salita questa mattina sulla nave diretta alla Terra dei Morti. Era davvero malata…” e poi si fermò con gli occhi pieni di lacrime e una faccia triste.
“Quindi hai deciso di andarla a cercare, vero?” chiese Ribes. Le atre due le diedero una gomitata per farla stare zitta.
“Va bene così ragazze!” disse Arilla “Voglio solo dirle che le voglio bene. L’ultima cosa che le ho detto è stata ‘non ti voglio bene’…”
Le tre piccole fatine del mare si sentirono così tristi per lei che dissero in coro “Ok, ti aiuteremo a trovare tua madre!” e cominciarono a brillare di un’accesa luce gialla.
“Oh wow, potete cambiare colore!” esclamò Arilla sorridendo di nuovo.
“Beh, di solito cambiamo in poche gradazioni del nostro colore ma quando siamo veramente felici o tristi brilliamo di diversi brillanti colori!” spiegò Pesca.
“Meraviglioso!” disse Arilla affascinata.
“Beh, ma ora piccola principessa è tempo di dormire!” disse Ribes “Parleremo domani!”
Arilla era sempre stata una bambina ubbidiente così fece quello che le era stato detto. Si guardò attorno e vide un’ostrica enorme aperta dietro di lei. Dentro c’erano un cuscino e una coperta bianco perla.
“Ma non ho la camicia da notte” disse Arilla.
“Oh non è un problema questo” disse una voce. Dopo un poco capì che proveniva dal guscio dell’ostrica e immediatamente dal nulla apparve una camicia da notte rosa decorata con stelle marine blu.
Arilla non si sentiva veramente stanca ma si addormentò non appena toccò il cuscino.
Si svegliò il mattino seguente. Tutto era più luminoso e chiaro. Arilla scese dal letto e si preparò per la colazione.
Scese la scale e si diresse verso la cucina da dove veniva un meraviglioso profumino.
3. Nonna. Parte2
Da quando Arilla finì di mangiare arrivarono alla casa della nonna del delfino. Era fatta di rocce rosa e verde smeraldo, circondata da corallo di ogni colore a cui si possa pensare. Camminarono attraverso questo strano giardino ed entrarono in casa, era piccola e accogliente.
“Ciao nonna! Ci sei? Sono io, Paulien!”
“Oh mio caro Paulien!” Arilla sentì una vecchia voce che veniva dall’altra stanza. Dopo pochi secondi apparve una vecchia delfina con occhiali sul naso e un grembiule di un giallo acceso, con in mano un vassoio pieno di biscotti al cioccolato a forma di granchio. Lasciò il vassoio sul tavolo e corse ad abbracciare Paulien.
“Che bellissima sorpresa! Come stai, tesoro?! È passato un secolo da quando ti ho visto l’ultima volta!” disse la nonna abbracciandolo.
Sembrava non lo volesse più lasciare andare.
“E chi è la tua piccola amica?” chiese notando Arilla dopo un poco.
“Oh sì, questa è Arilla, nonna. È la principessa più giovane di Mories” lei fece un grazioso inchino alla signora.
“Oh davvero? Bene, che ne direste di una tazza di Tè al Sale Oceanico e biscotti al cioccolato?” sorrise la vecchia delfina.
“Tè al Sale Oceanico?!” chiese Arilla confusa “Come può un tè essere salato?”
“Tu provalo tesoro!” disse la nonna e le diede una conchiglia gialla rotonda piena di un liquido blu fumante.
Arilla non era completamente convinta ma lo provò e scoprì che era così dolce e così buono che chiese una seconda tazza senza complimenti.
Arilla e Paulien passarono il pomeriggio nella casa della nonna, guardando dei ritratti, ascoltando delle favole e mangiando una splendida cena. Dopo la torta di alghe bevvero Caffè Corallo e fu allora che Paulien disse “Mi dispiace signore, ma devo andare adesso!”
“Oh davvero?” chiese la nonna un po’ triste. Arilla non disse una parola.
“Sì, devo andare a casa. Domani ho una riunione molto importante”
“Bene, immagino di doverti lasciare andare allora!” disse la nonna “E tu Arilla? Vuoi stare qui un po’ di più?”
“Veramente…non lo so signora!” continuò a guardare a terra.
“Nonna va benissimo!”
“Beh, non lo so nonna! Ho lasciato il castello senza dirlo a nessuno, ma voglio incontrare la mia mamma….ma non so come fare e dove andare!” disse triste guardando dentro la sua tazza.
“Capisco. Allora perché non stai con me per un paio di giorni? Quando ti sentirai abbastanza pronta, potrai andare!” disse la nonna risoluta.
Arilla non sapeva che cosa dire, quindi guardò Paulien che disse “Sì Arilla, penso che sia una bellissima idea! Stai qui con la nonna per un po’! Sarai in buone mani!”
“Quindi è deciso” disse la nonna “Puoi stare nella vecchia stanza di Paulien! Era già pronta in caso fosse rimasto qui!” disse con un po’ di amarezza nella voce “Ma ho comunque una graditissima ospite!”
“Ah non so come ringraziarti nonna! Sei davvero gentile!” e rivolgendosi a Paulien disse “Grazie anche a te Paulien! Sono stata fortunata ad incontrarti!”
“Al tuo servizio, principessa Arilla!” disse Paulien e nuotò via.
“Grazie di nuovo nonna” disse Arilla, una volta che rimasero da sole.
“Non essere sciocca, tesoro. È un piacere per me! Mi fa piacere un po’ di compagnia dopo un periodo di solitudine in questa casa enorme!”
“Casa enorme?” chiese sorpresa. Si guardò attorno di nuovo, ma vide solo un paio di stanze e una rampa di scale andare al piano di sopra.
“Ti mostrerò tutto domani, tesoro!” disse la nonna “Ora hai solo bisogno di dormire!” e la condusse verso una piccola stanza che era giusto in cima alle scale. Non sembrava ci fosse molto di più da vedere nella casa, ma Arilla non disse nulla.

3. Nonna. Parte1

Splendore degli Abissi era chiaramente una città piena di colori e luci. Per quello che Arilla poteva vedere era anche molto affollata.
Cominciarono a scendere. Erano diretti verso quella che sembrava la piazza principale.
“Signor Delfino, che cosa fai qui? Sei un commerciante?”
“Sì lo sono, ma ora sono solo in visita. Mia nonna vive qui!”
“Capisco” disse Arilla.
“A proposito, chi sei? Da dove vieni?” le chiese il delfino.
“Oh, sì, come sono maleducata, il mio nome è Arilla e sono la principessa più giovane di Mories”
“Mories eh? Sì, lo conosco!” disse il delfino
“Davvero?!” domandò Arilla sorpresa e compiaciuta allo stesso tempo. E subito dopo chiese “Hem, ho una domanda per te Signor Delfino: perché tu potevi capire me e io te senza le piccole stelle?”
“Beh, piccola principessa, ho viaggiato molto durante la mia vita e una sacco di volte ho passato ore con i marinai sulla superficie e vicino le spiagge. E durante i miei viaggi ho passato molti giorni anche a Mories! Le persone sono così simpatiche!”
“Oh fantastico!”Arilla era affascinata più che sorpresa.
Andarono avanti fino a che non arrivarono alla piazza. Al centro c’era una grande statua che raffigurava un gruppo di cavalli marini e stelle marine che ballavano tutti assieme attorno ad una composizione di alghe e corallo.
“Oh signor delfino, è belli….” cominciò Arilla sorpresa. Ma improvvisamente si fermò perché la statua, che si stava già muovendo, cambiò semplicemente e dopo pochi secondi un’altra apparve esattamente nello stesso posto. Rappresentava un delfino che giocava con un bambino, una sirena e un granchio.
“Ma questa statua si sta muovendo…e cambia anche forma!” urlò Arilla sorpresa.
“Ahahahaha, sì,lo fa!” rise il delfino “Ascolta Arilla, ho appena avuto un’idea! Ti piacerebbe venire a trovare mia nonna con me?”
“Oh sì per favore!” disse Arilla entusiasta. La sua curiosità era accesa al massimo.
“Andiamo, vive in quella direzione! Cammineremo fino a casa sua, così potrai dare un’occhiata in giro!”
Arilla era stupefatta, non rispose nulla, si limitò a seguire il delfino con occhi sgranati e bocca aperta guardandosi intorno.
La città era viva e la piazza con il piccolo mercato era piena di persone.
Arilla non vedeva da molto tempo così tanti tipi di persona diversi e così tante varietà di cibo e si sentì curiosa e felice. Nessuno sapeva che continuava a leggere libri e guardare illustrazioni riguardo Sonrisa anche se non osava mostrare più la sua faccia al di fuori delle mura del castello. I suoi fratelli le portavano tutto perché sapevano che era una ragazzina curiosa. Possiamo dire che dal punto di vista teorico aveva una grande cultura. Ma tutti noi sappiamo che la pratica è molto meglio!
C’erano due sirene, una più giovane e una più vecchia che spingevano quella che sembrava una carrozzina. Era una conchiglia bianca con dentro una piccola sirena coperta da una copertina di alga.
Sulla sinistra c’erano dei bambini, una stella marina, un cavallo marino, un gatto marino e un granchio che giocavano ad un gioco che ricordava molto il calcio. Il polipo faceva da portiere.
E il mercato era così brillante e colorato. Si vendeva cibo di forme e colori così insoliti che Arilla non poteva chiudere la bocca, aperta dallo stupore.
“Hei, Arilla, prova questo!” disse il delfino e le diede una pallina rossa.
“Che cos’è?” chiese Arilla.
“Tu provalo!” rise il delfino.
Arilla diede un piccolo morso “Wow, fragola!” e immediatamente la palla assunse la forma di una fragola.
Arilla la morse ancora.
“Oh no, aspetta! Ora sa di torta al cioccolato!” e la fragola divenne una piccola fetta di torta al cioccolato.
“Che cos’è questo signor Delfino?”
“Il frutto mutagusto!” spiegò “Può cambiare fino a che non lo finisci! È un frutto veramente comune e cresce ovunque nel paese”
Contenta di aver scoperto qualcosa di nuovo, Arilla seguì il delfino mangiando il frutto, che sempre più piccolo divenne un gelato, una frittata di spaghetti, una ciliegia e un pezzo di cioccolato con le mandorle.

2. Splendore degli Abissi
E il giorno stabilito arrivò, così la regina, seppur triste di non poter salutare la piccola Arilla, fu costretta ad andare.
Ci fu una lunga processione. Tutti volevano dire addio alla loro amata regina
“Tesoro mio ti raggiungerò presto” disse il re.
“Quindi questo è solo un arrivederci caro” disse la regina “E addio a voi miei cari figli e figlie. Dite ad Arilla che le voglio bene. Amo tutti voi ed è triste per me dovermene andare” poi si voltò e cominciò a salire sulla passerella di legno che conduceva alla nave.
A causa della folla nessuno notò la piccola Arilla, che sgattaiolò fuori dalla sua stanza e seguì di nascosto la processione.
Si nascose in una piccola discesa dietro il molo principale e guardò tutto da lontano. Era davvero triste, non capiva perché sua madre dovesse andare via; non voleva farla andare. Persa nei suoi pensieri non notò il livello dell’acqua che stava salendo bagnandole le scarpe prima e poi il vestito.
La nave cominciò a muoversi e divenne sempre più piccola all’orizzonte. Le persone fecero poco alla volta ritorno alle loro case e il cielo divenne sempre più scuro.
Arilla continuò a nascondersi dietro al muro piangendo, ignorando il livello dell’acqua che saliva.
All’improvviso udì uno strano rumore ma quando si voltò alla sua sinistra era troppo tardi. Una onda immensa sommerse lei e tutto quello che c’era lì attorno.
Cominciò a urlare spaventata e pensò che sarebbe morta presto non potendo respirare se non fosse uscita di lì.
“Ma forse è meglio così” pensò alla fine “Così potrò raggiungere mia madre in fin dei conti”
Dopo un minuto, tuttavia, si rese conto che poteva respirare sott’acqua. Era sorpresa ma si guardò attorno curiosa.
Era tutto scuro, ma poi vide in lontananza una luce rosa. Decise di nuotare in quella direzione e vedere di che cosa si trattasse. Scoprì che era davvero facile nuotare anche se non aveva mai imparato a farlo.
Mentre si avvicinava notò delle luci brillanti al centro di quella che scoprì essere una bolla trasparente.
Quando arrivò più vicino si scontrò con qualcosa di rosa, soffice e gelatinoso. Arilla si guardò intorno ma non riuscì a scorgere nessuna porta, finestra o passaggio per entrare nella bolla. Vide solo una luce brillante e sentì a distanza il suono di un flauto.
“Voglio vedere chi lo suona! Questo motivo è così piacevole!” si disse.
“Beh allora che cosa aspetti ad entrare!” disse una voce vicino a lei improvvisamente. Arilla si voltò alla sua destra per scoprire da dove veniva e fissò la creatura che era di fronte a lei: un delfino.
“Ciao signor Delfino!” fu l’unica cosa a cui riuscì a pensare.
“Ciao piccola bambina!” disse il delfino “Dicevo che se vuoi puoi entrare!”
“E come si fa?” chiese “Non ci sono né porte né finestre!”
“Beh puoi usare il piccolo cucchiaio che hai nella tasca e mangiare un po’ di gelatina. È buona! E se lo vuoi sa di fragola!” disse il delfino.
“Ma non ho nessun…” Arilla disse cercando nella sua tasca automaticamente “Oh no, aspetta, aspetta! Ce l’ho!” disse sorpresa.
“Va bene, allora proviamo!” sorrise il delfino mostrandole il piccolo cucchiaio d’argento nella sua pinna. Prese una cucchiaiata dalla bolla rosa e la mangiò “Hum buono! Sa di cioccolato!”
E dopo un poco una piccola bolla marroncina apparve dal nulla, avvolse il delfino e passò attraverso la grande gelatina di fragola.
L’unica cosa che Arilla sentì furono poche parole dette dal delfino.
“Pensa ad un gusto” prima di scomparire dall’altro lato della bolla.  Arilla fu sorpresa e si sentì anche spaventata perché era di nuovo da sola. Alla fine decise di provare e mettere il cucchiaino dentro la gelatina e all’improvviso pensò alla ciliegia. Di nuovo, dal nulla, una bolla rossa apparve e la avvolse.
Aveva l’odore della ciliegia e quando l’assaggiò, sapeva davvero di ciliegia!
Arilla vide la bolla passare attraverso quella di fragola. Era un po’ impaurita quindi chiuse gli occhi. La musica che già sentiva da fuori divenne più chiara, sembrava una ninnananna.
Poco alla volta sentì anche delle parole nella musica. Mentre fluttuava le parole divennero sempre più chiare, la ninnananna parlava di una principessa e del suo regno. Non riusciva a comprenderle tutte ma si sentì assonnata dopo pochi minuti e senza una chiara idea di dove stesse andando, chiuse di nuovo gli occhi sentendosi sicura e coccolata per la prima volta dopo molto tempo.
Si svegliò dopo aver udito uno strano rumore che non riusciva a distinguere. Guardandosi attorno ancora mezza addormentata e confusa, vide un sacco di strani visi fissarla e dirle cose in una lingua che lei non conosceva.
Dopo quella che le sembrò essere un’eternità udì una voce familiare
“Su, su piccolina, indossa queste!” era il delfino.
Arilla era terribilmente confusa, questa era la prima volta fuori dal castello dopo molto tempo e tutto era così strano e nuovo che se ne sentì sopraffatta.
Il delfino mise tra i suoi capelli biondi un cerchietto fatto con dell’alga di un verde brillante e viola.
Quando indossò il cerchietto sentì una strana sensazione sulle sue orecchie e quando le toccò scoprì due superfici ruvide e spugnose.
“Oh, no…che cosa mi hai fatto?” incominciò ad urlare e a piangere.
“No, no, cara, calmati!” disse il delfino “Sono solo le tue stelle marine interpreti. Ascolta!”
Arilla smise di piangere e scoprì che riusciva a capire che cosa dicevano le voci attorno a lei.
“Oh quanto è carina questa bambina!” disse una.
“Oh è spaventata, poverina!” disse la seconda.
“Ma sembra stare meglio ora” disse la terza.
“Vedi?” disse il delfino “Hai solo bisogno di rilassarti e le piccole stelle interpreti faranno il resto. Ora puoi andare dove più ti piace, le due stelle marine tradurranno tutto quello che dirai o ascolterai”
“Oh grazie Signor Delfino” disse Arilla ora sorridente. Era felice di nuovo “ Ma dove siamo?”
“Questa è la capitale del Regno Sottomarino. Si chiama Splendore degli Abissi! È il centro della vita sociale e del  commercio e tutti la conoscono!” spiegò il delfino “Vieni con me ti mostrerò qualcosa e poi andrò via”
“Oh no, non lasciarmi qui da sola di nuovo!”
“Non ti preoccupare! Andrà tutto bene! Sei una bambina simpatica e intelligente. Non avrai nessun problema” disse il delfino “Dai, andiamo, salta sulla mia schiena, andremo più veloci”
Arilla fece quello che le era stato detto e partirono. Realizzò che erano appena fuori dalle mura della città. Nuotarono sempre più in alto e vide che delle mura giravano attorno tutte le case e i campi. Pensò che fosse una seconda protezione dopo la bolla di gelatina.


1.Mories
Mories era il regno posizionato nella parte nord-ovest dell’isola principale appartenente a Sonrisa. Era circondato dal mare a nord e a ovest  e confinante a sud con il Regno del Drago Nero e la Terra di Etysop.
Si diceva che in questo paese erano nati i migliori artigiani. Non importa in quale tecnica artigiana, il lavoro di tradizione era la cosa più importante a Mories.
E dopo questo, o forse per la stessa ragione, il commercio era immediatamente al secondo posto. C’era un grande e vivace mercato costantemente tenuto tra Sparia, la prima città che si incontrava venendo dalla Terra di Etysop, e il castello. Il resto erano campi di cereali o di alberi da frutto.
Nel mercato si vendeva di tutto. Se si voleva trovare qualcosa di strano o raro si poteva trovare di sicuro nel mercato di Mories.
Anche se gli abitanti erano esseri umani, c’erano moltissime persone che venivano da tutti i paesi per commerciare, comprare e vendere i loro prodotti tipici.
La famiglia reale era una delle più amate nella storia di questo paese e nella storia di Sonrisa in generale. Erano sovrani ma li si poteva vedere gironzolare nel mercato, parlare alle persone o comprare qualcosa di divertente. Il re e la regina sembravano due ragazzini al loro primo appuntamento ogni volta.
Anche le principesse e i principi erano molto simpatici e gentili e amavano mescolarsi alle altre persone. L’unica eccezione era Arilla, la principessa più giovane, che, quando aveva quattro anni, si spaventò a morte incontrando un vampiro proveniente dalla Terra dei Fantasmi. Scappò via terrorizzata e non ci fu modo di farle visitare ancora il mercato!
Quasi tutti in questo paese vivevano in pace e armonia. Quasi nessuno infrangeva la legge, e il re era una persona buona e giusta.
Sfortunatamente tutti sappiamo che non è possibile pensare che tutto sia sempre buono. Cose tristi e ingiuste accadono ovunque e a tutti e Mories non era un’eccezione.
C’era una vecchia tradizione di Sonrisa secondo la quale chiunque diventasse troppo malato o troppo vecchio aveva raggiunto la sua ora per lasciare il regno, il paese e la famiglia. Una nave lo portava in un paese lontano. Si diceva che fosse una terra oscura piena di malattie e tristezza, dove, camminando sui campi oscuri e in decomposizione, si potevano ascoltare le urla e i lamenti tutto intorno. Laggiù pioveva sempre e il sole non splendeva mai. La Terra dei Morti, ecco come era chiamato questo posto.
Chiaramente nessuno era mai tornato da lì, quindi era per lo più una leggenda per spaventare i bambini viziati.
E alla fine giunse l’ora per Erileen, la regina di Mories, di prendere la nave. Non era vecchia affatto ma si ammalò un giorno della stagione del metallo (la più fredda delle cinque stagioni che si hanno a Sonrisa) e non riuscì più a migliorare. I dottori fecero del loro meglio e tutti i curatori, maghi e sciamani furono convocati a Mories da ogni angolo di Sonrisa ma nessuno riuscì a trovare una cura per lei. Sfortunatamente, secondo la tradizione, questo voleva dire che era giunto il momento di andare.
Era molto triste per lei e i suoi sudditi.
“No madre, non andare per favore! Come faremo senza i tuoi saggi consigli?” pianse Arilla.
“Oh piccola mia….so che è molto triste….ma devo andare, è la tradizione, è la legge. Devo dare il buon esempio alla mia gente! Sono la regina, piccola mia! Sono sicura che un giorno capirai!” le spiegò.
“No, non lo farò e non voglio accettarlo! Non ti voglio bene madre, ci stai semplicemente lasciando!” urlò Arilla e corse via. Tutti erano molto tristi ma semplicemente non c’era altra soluzione.
Dal momento che i medici avevano fatto del loro meglio ma senza risultato, dissero che era meglio ricordarla per quello che era piuttosto che per quello che sarebbe stata tra un poco, forse anche in un paio di settimane.
Fu quindi organizzata una festa di addio. Tutti a Mories erano invitati dal momento che adoravano la loro regina. Solo una persona non partecipò alla festa: la piccola Arilla. Barricò la porta della sua camera e non uscì più fuori. I servi potevano sentirla piangere ma nessuno, neanche Marisen, il suo fratello favorito, riuscì a farle aprire la porta.